domenica 26 agosto 2018

Shutter Island: sembra tutto facile ma…




Shutter Island è un film thriller/noir/investigativo del 2010 diretto da Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Michelle Williams, Emily Mortimer e Max von Sydow, basato sul romanzo “Shutter Island“, di Dennis Lehanel, pubblicato nel 2003. 

Facciamo subito a capirci: in questo post non parlerai per nulla della realizzazione tecnica del film, delle sceneggiatura o degli altri – numerosi – punti di forza. Li accenni giusto in questa apertura: interpreti ottimi – Di Caprio su tutti - , locazione alquanto suggestiva, trama molto ben svolta, ricca di colpi di scena e di particolari accattivanti; della regia non vuoi nemmeno cominciare a scrivere perché è Scorsese e come tale una garanzia pure se qualche errorino – tipo un Di Caprio che entra nel lago della sua dolce casetta e poi la scena dopo ne esce bello asciutto – c’è. 

No, qui si parla della trama e soprattutto delle possibili interpretazioni del finale - pertanto chi non ha ha ancora visto il film farà bene a recuperarlo prima di procedere - lo si fa come viene e potrebbe sembrare confuso ma del resto lo stesso film sembra facile e lineare a prima vista ma…

 
c’è quasi sempre qualcosa che può lasciare il dubbio. 

Innanzitutto: chi è il personaggio di Di Caprio in realtà

La soluzione più semplice sembra essere quella della sua pazzia: pertanto lui sarebbe effettivamente Andrew Laeddis, colui che ha dato fuoco alla sua casa, moglie – che aveva a sua volta affogato i tre figli nel lago – inclusa e paziente ricoverato da almeno 2 anni presso l’Ashecliff Hospital nella Shutter Island dove viene sottoposto ad un ultimo tentativo di cura assecondando una fantasia che si sarebbe creato. Tuttavia ancora qualche perplessità può rimanere. 

Sta tutto in quali siano le parole cui si vuole credere e nell’interpretazione della frase finale “Meglio vivere da mostro o morire da persona per bene?” . 

Se infatti si da credito al direttore del centro di infermità mentale, il dott. John Cawley, e al suo spiegone finale allora la soluzione è quella prospettata. Tutto sembra combaciare perfettamente; salvo un piccolo particolare: ossia l’incontro ed il dialogo con la dott. Rachel Solando presso il faro in cui la stessa fornisce delle informazioni che non dovrebbero potere derivare dal subconscio di Teddy Daniels. In altre parole: la dottoressa in questione potrebbe non essere puramente immaginaria bensì reale e questo cambierebbe tutto perché allora davvero Andrew sarebbe Andrew e non Laeddis e per davvero sarebbe stato fatto in modo di far credere al resto del mondo che sia un pazzo e gli avrebbero somministrato medicine – come l’asperina iniziale – e sigarette con qualcosa di destabilizzante per la sua salute mentale. Rimarrebbe però a questo punto da spiegare perché sia stato mandato presso Shutter Island – e non parli del fatto che sia lì per investigare perchè questo è il pretesto e non la ragione del suo sostanziale anche se inconsapevole internamento – mentre altri particolari - come il fatto che stenda senza problema uno dei detenuti più pericolosi – non potrebbero sorprendere, trattandosi di un agente del FBI che si suppone abbia ricevuto consono addestramento – che lui lo sia o lo sia quantomeno stato del resto è fatto acclarato qualsiasi sia l'interpretazione accolta -. Potrebbe allora davvero, tutta la trama, non essere semplice frutto della immaginazione di Laeddis/Teddy e pur tuttavia residuerebbe un particolare difficile: il passato di Edward – non Laeddis – che in effetti contempla comunque una moglie morta bruciata – e si potrebbe dire che è stato un pazzo piromane di nome Laeddis che non fa distinzioni e sfortunata la moglie e a posto così - ma non ha figli - dalle sue stesse parole ad inizio pellicola -. Visto che alcuni dei viaggetti onirici di Edward contemplano chiaramente almeno una bambina – che lo accusa di non averli salvati – hai voglia a dire che si tratterebbe di una sconosciuta che abitava nello stesso palazzo e che gli da la colpa di non aver svolto il suo ruolo di agente del FBI salvandola; a maggior ragione la scena immaginata della moglie che perde sangue dal ventre come se avesse ricevuto un colpo di pistola - mentre in questa versione la compagna di Andrew sarebbe morta bruciata - non si spiega facilmente.



Ma…ci sono ovviamente anche punti confusi qualora si voglia adire a questa ricostruzione. Sembra infatti troppo forzata la coincidenza per cui Andrew Laeddis/Edward Daniel e Rachel Solando/Dolores Chanal siano anagrammi, tanto per cominciare; in più tutto il discorso del dottorone Cawley può – non stai dicendo che ce l’abbia per forza – avere senso ed essere coerente. Ultimo tentativo disperato di terapia per un paziente altrimenti destinato alla lobotomia in forma di gigantesco Truman Show; assecondato in tutto e per tutto nella sua storia inventata per poter sfuggire al senso di colpa, incluso l’aver organizzato l’arrivo – che sarebbe dunque fasullo – in nave sull’isola e l’avergli affiancato un collaboratore – Chucky, che in una delle prime scene mostra di non sapere nemmeno estrarre una pistola, cosa strana per un agente FBI – che è in realtà il suo psicologo curante – il Dott. Sheenan – che con lui svolga le indagini; anche l’assenza di macchinari – in effetti mai mostrati – destinati ai sofisticati esperimenti mentali; infine tutta la storia della mancanza del paziente 67 che si scopre essere proprio Teddy nella sua versione Laeddis. Del resto, come hai già scritto, che il buon Di Caprio non sia proprio tutto in sé lo si può tranquillamente dedurre pure dai sogni/flashback piuttosto ricorrenti che ha e che coinvolgono particolari – come la figlia o peggio ancora la moglie che perde sangue dal torace di cui hai già scritto – che vengono mostrati in maniera che poco avrebbe senso se si trattasse dell’altra versione. 

E se tutti questi ragionamenti sembrano complicati – e ne hai lasciati indietro altri – beh pure la famosa scena finale non è che proprio siano cotiche. 

La lettura più facile – se si prenda la versione del Laeddis=Teddy – è che sia effettivamente rinsavito, abbia ricordato chiaramente il suo passato e smesso di vivere nella fantasia che si è creato ma scelga consapevolmente di fingere di non essere guarito per essere lobotomizzato. Perché? Semplicemente in quanto non sarebbe in grado di sopportare il peso della colpa per il resto della vita e non potrebbe più, ora che è tornato in sè, fuggire nel suo mondo in cui è l’eroe e non l’assassino. Facile e diretta e, se devi essere sincero, spiegazione che preferisci; avrebbe cioè scelto di “morire da persona per bene” anziché di dover vivere come il mostro che ora ha capito di essere stato. 

Se invece si voglia credere che non è guarito – perché non doveva guarire in quanto la sua versione era quella corretta e quindi non era mai stato malato da principio – allora diventa molto difficile davvero. La sua camminata accerchiato da infermieri delle struttura bianco vestiti potrebbe essere vista come la volontà di scoprire effettivamente cosa succedesse nell’isola – si fa prendere, in sostanza – anche perché il film finisce così, non si sa cosa succeda dopo. Avrebbe cioè deciso di rischiare fino in fondo, ossia di “morire da brava persona” facendo fino alla fine il suo dovere da tuttora reale agente FBI anziché di vivere da mostro – ignorando quello che lì succedeva - . E’ anche vero che, in ogni caso, non avrebbe potuto uscire dall’isola in quanto ormai considerato – o fatto credere a tutti – pazzo. Complicatino ma non impossibile, insomma. 



Spazio per molteplici interpretazioni insomma e del resto lo stesso autore del film si è più volte rifiutato di dare una chiave di lettura certa. Per tutti coloro che non vogliano essere lobotomizzati lo spazio per i commenti è qui sotto previa ovviamente visione del film qui

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