domenica 30 agosto 2015

The Mist: molto Silent Hill, un po' di Resident Evil e...forse Attack on Titan?


The Mist è un film del 2007 ad opera di Frank Darabont, già autore di "Il Miglio Verde" e "Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank". entrambi tratti, al pari del film in considerazione, da novelle del maestro dell'horror Stephen King. Il film era in realtà in cantiere già dagli anni '80: tuttavia il regista hai poi preferito concentrarsi su altre produzioni e avuto modo di aggiungere decisamente qualcosa di suo alla sua opera. 


Sono molte le ragioni per credere che questa scelta sia stata felice. Nei due decenni prima dell'uscita del film sono infatti comparse altre opere che hanno indelebilmente marchiato la tipologia e un autore attento come Darabont sicuramente non poteva non notarle, finendo per creare una interessante commistione di concetti e situazioni si' da rendere la sua opera un po' un sunto del genere. 

C'è innanzitutto la componente Survival Horror che mutua moltissimo dai capolavori videoludici di fine anni '90 e inizio anni 2000 a cominciare da Silent Hill e Resident Evil. 

Che le analogie con il primo siano ricorrenti non è davvero difficile da notare: sia sul piano "fisico" che sul piano psicologico.

Accadrà cosi' di trovarsi in una paese che viene misteriosamente ricoperto dalla nebbia; di sentire il suono di una sirena che finisce per annunciare la tragedia che verrà; di aver ogni comunicazione tagliata con il resto del mondo; di incontrare mostri - notturni - che sono in tutto e per tutto quelli di Silent Hill; di introdurre persino una tematica religiosa sia pure in termini molto diversi dalla saga videoludica. Se infatti è vero che il fanatismo è chiave portante delle vicende della collina silenziosa, lo è altrettanto che in questo caso si parla di fanatismo cristiano, laddove in Silent Hill si parlava di un'oscura setta - che mutuava il proprio credo essenzialmente da quello di alcune credenze degli antichi abitanti pellirossa della zona - pur se sempre di apocalisse e catastrofe si parla. Il personaggio che porta con sè questo fanatismo è indubbiamente simile nei due film: a Christabella del film di "Silent Hill 2006" e a Dahlia del videogame, si sostituisce qui la Signora Carmody, parimenti creduta pazza dalla piccola comunità. 



Tuttavia la caratteristica primaria del capolavoro di casa Konami consisteva nell'introspezione psicologica e nel tuffo nella vita - anzi negli incubi - del protagonista; che questo aspetto psicologico vi sia pure in "The Mist" appare assolutamente innegabile, sia pure in questo caso si tratti essenzialmente di esplorare le diverse reazioni ad una situazione di estremo stress e paura dell'essere umano. Che si sostanzieranno in una progressiva perdita della ragionevolezza e abbandono al fanatismo stesso tranne che per il protagonista e pochi altri che tenteranno la fuga dall'angusto posto in cui si trovano confinati. Lo stesso concetto di espiazione - tanto caro, ad esempio, al protagonista di Silent Hill II sia pure in maniera inconsapevole - viene più volte ripetuto in "The Mist" sempre per bocca della Signora Carmody e prende progressivamente piede nella piccola comunità chiusa nel supermarket. 

Il resto dei personaggi appare parecchio stereotipato: il protagonista - semplice padre di famiglia - e il figlioletto, il biker insospettabilmente credente e coraggioso, l'avvocato razionale fino al midollo, lo zelante e tutto sommato affidale commesso del Supermarket, la commessa e la sua tresca - destinata a finire molto presto - con uno del gruppo dei militari. 

Militari che conoscono qualcosa della causa scatenante la situazione: si tratta - sempre come in Silent Hill - di una diversa dimensione anche se stavolta un portale viene aperto da esperimenti delle Forze Armate, laddove nel capolavoro di casa Konami è semplicemente materializzazione dell'inconscio perturbato dei protagonisti. Qui tutto è reale e fisicamente dovuto ad un esperimento scientifico anche se la componente scientifica viene a mala pena accennata a differenza di quanto possa accadere in un altro horror d'antologia chiamato Event Horizon. 

Se dunque davvero molto ricorda Silent Hill, molto pure il film sembra trarre da Resident Evil. Del capolavoro di casa Capcom si possono riconoscere l'ambientazione - tutti rinchiusi all'interno di un supermarket con qualcosa che incombe di fuori - che ricorda moltissimo la situazione iniziale di Resident Evil Outbreak; il generatore e la serranda ricordano molto alcune scene presenti in Resident Evil 1 cosi' come uno dei mostri - i ragni - che avviluppano le persone all'interno di tele e riportano in mente la falena gigante dello stesso capitolo videoludico: parimenti verranno neutralizzati infatti con un lanciafiamme. Pure la tematica del recupero - mediante una rapida missione - dei medicinali sembra strizzare l'occhio a Resident Evil 1 e, è appena il caso di notarlo, anche qui il pasticcio viene causato da dei militari. 



Se tutto questo contribuisce a rendere il film valevole e probabilmente ad aver dato al regista parecchi spunti già serviti su un piatto d'argento - cosa che sarebbe stata impossibile qualora l'opera fosse stata realizzata come originariamente previsto negli anni '80 - il finale rappresenta la trovata geniale di Darabont, che decide di non seguire fedelmente la novella horror di King. 

Nella novella, infatti, la storia termina con il protagonista che, assieme ai compagni di fuga, sente alla radio una trasmissione che informa di un luogo dove poter rifugiarsi - idea che sarà poi seguita ad esempio dal film "Resident Evil - Extinction" - dando quindi una speranza e un obiettivo per continuare a lottare; Dorabont decide di togliere pure quelli. Dopo aver infatti terminato il carburante nell'auto e non essere riusciti ad uscire dalla zona invasa dalla nebbia, si ritrova con 4 compagni - figlio incluso - e 4 colpi di pistola: decide di ucciderli - loro sono accondiscendenti -; sceso dall'auto e chiamante qualche mostro che ponga termine alla sua vita, arrivano invece dei militari che a colpi di lanciafiamme stanno liberando la zona. Un solo minuto di più avrebbe fatto la differenza: la disperazione del momento ha però avuto il sopravvento. E quella che si prova dopo viene dimostrata dalle grida strazianti di un protagonista che sta decisamente andando fuori di senno. 


Manca una cosa ancora: nel titolo si è parlato anche di Attack On Titan. Le due opere hanno qualcosa in comune? Forse si, forse no. In molti hanno infatti profetizzato che l'originale finale progettato da Isayama fosse simile a quello di questo film, di cui l'autore sarebbe fan. Pare che, dopo il successo riscosso e temendo le critiche dei fan amanti i loro beniamini, l'autore abbia deciso di cambiarlo. The Mist e Attack on Titan hanno dunque qualcosa in comune? Forse non lo sapremo mai, o forse molto presto.

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