sabato 14 novembre 2015

Azioni sulla rete, conseguenze nelle vita reale: Disconnect



Disconnect è un film del 2014 a firma di Henry Alex Rubin il cui scopo abbastanza dichiarato è quello di mostrare i pericoli insiti nella rete web e come le nefaste conseguenze possano non essere alla stessa limitate. Un monito, un avviso: sostituire i rapporti reali con quelli in rete sembra apparentemente liberare da parecchie responsabilità ma al contempo l'anonimato di cui si può godere può divenire il principale nemico. 

Nelle due ore di film si potranno cogliere alcuni spunti interessanti oltre a quelli già citati; accompagnati a felici intuizioni del regista, il risultato finale appare quanto mai interessante. 



L'intreccio 

La trama consta di 5 situazioni diverse ma collegate dalla compresenza di almeno uno dei personaggi di altra vicenda. La struttura appare cosi' circolare; l'espediente consente allo spettatore di vivere la vicenda presente mantenendo però sempre alla mente anche le altre o almeno quell'altra cui il personaggio è collegato; allo stesso tempo riduce il numero degli attori necessari, il che probabilmente è un vantaggio anche dal punto di vista dei costi della produzione. 

Senza descrivere il tutto a parole, basterà un'immagine, molto più esplicativa ed efficace. 



La Rete

La vera e costante protagonista del film, in parte costituendone l'ambientazione, in parte il mezzo che scatena tutti gli accadimenti. Nelle sue più varie sfaccettature: da mezzo di lavoro - il caso della giornalista Nina e del detective Mike Dickson - a social per condividere le proprie frustrazioni ed esperienze di vita - per la povera Cindy e il povero Elben - fuggendo dalla realtà che ha ben poco da offrire, a mezzo vero e proprio di sostentamento - per il giovane Kyle. 

Soprattutto densa di pericoli: furto di credenziali - e quindi di soldi - , luogo per avere del sesso facile su portali poco raccomandabili, covo di social network in cui poter organizzare scherzi di cattivo gusto. Non sorprenderà allora che la dimensione internettiana sia molto battuta nel film, principalmente attraverso l'utilizzo di scene in cui vengono riportate le chat dei protagonisti; in tutto e per tutto vanno a sostituire i classici dialoghi che ci si aspetterebbe in un film, costringendo a riflettere su quanto l'eloquenza sia meno necessaria nel momento attuale, su quanto le distanze siano state accorciate ma anche su quanto l'amplificarsi delle persone con cui si possa interagire senza aver alcun tipo di riscontro sensoriale possa essere pericoloso. 

Tutti quei pericoli virtuali le cui conseguenze reali possono essere frenate e nascoste solo ed esclusivamente fino ad un certo punto; la loro esplosione - simile ad una vera e propria eruzione vulcanica - determinerà la parte finale, quella più interessante e vitale di tutto il film. 



I sentimenti 

Non necessario spoilerare la trama per individuare i sentimenti forti - primordiali si potrebbe dire - che i protagonisti, portati all'estremo delle loro capacità mentali, sprigionano. E questo, molto più di un plot con ricerche e investigazioni, rappresenta un motivo importante e valido del film. 

L'ex marines frustrato per essere stato ridotto a semplice passacarte e che mai ha digerito questo smacco nel suo onore che finisce quasi per voler riaffermare la sua forza comunque contro chi è stato sospettato ingiustamente e riconosciuto non colpevole; il padre esasperato per quanto alcuni coetanei del figlio hanno fatto allo stesso e che non riesce a non sfogare la propria rabbia contro il padre degli stessi che aveva utilizzato i mezzi informatici di cui disponeva per nascondere l'accaduto; la giornalista che prova qualcosa verso un ragazzo di molto più giovane grazie al quale ha ottenuto lo scoop della vita ma si preoccupa della sua posizione sociale e di quello che accadrebbe qualora si lasciasse andare a questa relazione; il giovane che non ha avuto altro modo di sopravvivere se non vendersi su un portale a luci rosse che viene attratto dalla giornalista di cui sopra verso la prospettiva di una vita diversa per poi sentirsi tradito in quanto la stessa non ha il coraggio di andare fino in fondo; la sorella del ragazzo che è affranta dai sensi di colpa per non averlo mai aiutato quando tutto il mondo gli dava contro. 

Questi alcuni esempi di quei sentimenti derivanti dall'esasperazione che certe situazioni provocano ai protagonisti. 


Il finale

15 minuti adrenalici in cui i nodi di tutte le situazioni vengono al pettine. Una chiosa melodrammatica che onora l'intero film. E che, soprattutto, lascia almeno un paio di insegnamenti molto forti: da un lato l'anonimia di cui si gode in rete non è eterna e anche la semplice pressione di alcuni tasti può portare a situazioni che sfuggono completamente alla possibilità di controllo; dall'altro le azioni in ambiente virtuale possono portare a incredibili e nefaste conseguenze in quello reale. 

La pressione del tasto sbagliato sulla tastiera ha la stessa potenza che ha quella su un grilletto di una pistola; magari non la stessa immediatezza ma la stessa distruttività. Non sempre, dato che la situazione non è controllabile da chi quel tasto l'ha premuto, le conseguenze sono riparabili: non in questo film perlomeno. Nessun happy ending per una produzione che ha in sè il grandissimo merito di voler mostrare quello che molti preferiscono ignorare.

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