lunedì 5 ottobre 2015

Io Sono Leggenda: survival horror un po' diverso



Io Sono Leggenda è un film del 2007 a firma di Francis Lawrence basato sull'omonimo romanzo di Richard Matheson. Potrebbe trattarsi di un altro survival horror come tanti, con l'eccezione di essere davvero ben fatto e pensato e di capovolgere in parte - pur senza in realtà introdurre alcunchè di veramente originale - i classici canoni del gruppo di sopravvissuti alla costante ricerca di riparo e mezzi per il proprio sostentamento. 

Buoni due terzi del film sono infatti incernierati su un solo personaggio - il Dr. Robert Neville davvero ben interpretato dall'eclettico Will Smith, artista completo se uno ve n'è - cui si accompagnerà soltanto un cane - Samantha - lupo la cui importanza per il protagonista è tale da indurlo a cercare di morire quando il fidato amico quattro zampe lascerà la scena. Per questa parte di film il tema portante è uno e uno solo: la solitudine priva di qualsivoglia speranza. Senza che questo però comporti in nessuna maniera alcuna lentezza nella pellicola, grazie ad una sapiente sceneggiatura. 


La parte più attiva del film diventa poi quell'ultima mezz'ora grazie alla aggiunta di altri due sopravvissuti alla specie di olocausto biologico; alla figura dell'ormai disilluso protagonista si accompagneranno allora quelle di Anna - interpretata da un'ottima Alice Braga - ed Ethan - un Charlie Than che in realtà non ha molto da impegnarsi visto che il suo ruolo è quello di un giovane che non proferisce parola. 

Al di là della trama, i motivi per adorare questo film stanno in tutto quello che le fa da contorno. 


L'Inizio

L'elemento scatenante l'epidemia e il quasi annientamento del genere umano è in realtà un grande classico dei film del genere: una cura - apparentemente contro il cancro - che funziona, provocando come effetto indesiderato quello di affliggere i sottoposti con una sorta di rabbia. Mente dietro al progetto è la Dr. Alice Krippin, il cui virus modificato geneticamente al fine di portare dei benefici riuscirà a tramutare New York in una landa desolata in soli 3 anni. 


Gli infetti

Le conseguenze del virus - che può colpire sia per via aerea sia per via contatto - crea degli esseri dotati di capacità fisiche fuori dal comune, in uno stato di perenne rabbia - e proprio a tale malattia la loro condizione assomiglia. Capaci di compiere dei salti incredibili e dotati di velocità sorprendente, i cosiddetti "Cacciatori della Notte" sono fisicamente caratterizzati dalla perdita della peluria corporea - capelli compresi - battito sui 200 al minuto, temperatura corporea di 40°C e pupille fortemente dilatate. La dose di calmanti necessaria per sedarli è circa 6 volte quella di un comune essere umano; possono inoltre dare delle severe capocciate a una struttura di plexigas senza praticamente ricavarne dei danni apparenti. Avvertono il sangue umano e hanno una sola vera debolezza: vengono bruciati dalla luce del sole, assumendo da questo punto di vista una caratteristica propria dei vampiri. Sono poi ovviamente cannibali




La situazione mondiale e quella del protagonista

Specialmente nel corso della prima parte di film una delle ragioni per cui la pellicola non soffre alcun tipo di lentezza pur girando attorno ad un solo personaggio è l'insieme di nozioni che vengono scoperte sull'ambientazione. L'intera New York è in declino; le strutture hanno retto ma le strade sono talvolta ricoperte d'erba. In questo scenario desolato seguiamo le vicende del protagonista, divise tra il girare di giorno al fine di recuperare i mezzi di sostentamento necessari assieme al fido cane e portare avanti nel laboratorio sotterraneo della sua casa degli esperimenti contro il virus. Al fine di mantenere un tenore di vita civile, generatori sono utilizzati per aver la corrente, vi sono delle videocassette per passare il tempo e qualche esercizio fisico è praticato. Ogni mezzogiorno, facendo seguito alla sua trasmissione in tutte le frequenze, si reca presso il porto per vedere se qualcuno risponde alla sua chiamata. 


La solitudine, si diceva. Chiaramente percepibile in quel messaggio registrato che dice, più o meno, se mi stai ascoltando sappi che non sei solo ma che suona molto come un "per favore qualcuno risponda"; visibile nelle conversazioni che Neville tiene con dei manichini, fingendo delle situazioni di vita quotidiana; oltremodo percepibile nell'attaccamento all'unico altro essere vivente non contagiato da lui conosciuto - il cane Samantha - la cui perdita provoca l'istinto di gettarsi tra i Cacciatori della Notte per sfogare la sua rabbia e per morire; acuita enormemente infine dai ricordi della propria famiglia che ogni tanto fanno capolino. 

Anna ed Ethan porteranno un barlume di speranza, parlando di un rifugio tra le fredde lande del Vermonth dove il virus sarebbe stato sconfitto dalle gelide temperature; la disillusione di Neville lo porterà però allo scetticismo e a quella che è una matematica spietata che getta luce sulla situazione mondiale: 7 miliardi di persone, il 90% uccisi dal virus; dei restanti 70 milioni solo 12 milioni sarebbero stati immuni - come i tre protagonisti; le ragioni dell'immunità non sono spiegate -, gli altri sono diventati Cacciatori della Notte e hanno divorato quei 12 milioni. Quindi sono rimasti solo loro 3. La conclusione potrebbe essere vera o non vera a seconda del finale. 



I due finali

Perchè il film ha due finali alternativi che divergono enormemente. 

Nel primo il Dr. Neville nasconde Ethan e Anna in un condotto e quindi si sacrifica utilizzando una bomba a mano per far fuori tutti i Cacciatori che nel frattempo avevano scoperto la sua casa e lo avevano costretto a rifugiarsi nella parte più interna del suo laboratorio, protetto da un vetro di plexiglass che tuttavia stava cedendo di fronte alle testate ripetute di un Cacciatore. Il tutto proprio poco prima di aver scoperto la cura e averla testata su una infetta: il tempo giusto di prelevare un campione del suo sangue e consegnarlo ai due compagni i quali troveranno poi proprio il rifugio in Vermonth di cui avevano parlato. Un finale tragico per la morte del protagonista, divenuto leggenda per il suo operato, ma speranzoso per l'esistenza di un nucleo di sopravvissuti muniti ora di cura. 

Nel secondo il Dr. Neville smette di somministrare la cura all'infetta e la restituisce agli altri. Con grande sorpresa si scopre che questo era il loro scopo; il Cacciatore che stava demolendo a testate la parete in vetro voleva semplicemente avere indietro quella che con ogni probabilità era la figlia. Un bel pugno allo stomaco che mostra come i Cacciatori siano si rabbiosi ma non privi di raziocinio e, sebbene non possano proferire parola ma solo urla atroci, capaci di rapporti sociali e familiari. Il Dr. Neville, Anna e Ethan intraprenderanno poi il viaggio insieme per cercare il luogo sicuro: il film si interrompe, quindi non viene appurata la sua reale esistenza. Un finale senza morti, dunque; non per questo meno tragico però se visto dalla prospettiva dei protagonisti che potrebbero essere gli unici esseri umani in un mondo ormai popolato da una razza "nuova" con la quale non hanno possibilità di integrazione. Un finale, sotto questo punto di vista, che potrebbe riportarci a quel concetto di solitudine che non sarebbe quindi mai abbandonato. 


Conclusioni

Un film che vale l'ora e quaranta minuti spesi per vederlo e con quei due finali - ciascuno dei quali perfettamente calzante - che ne rappresentano un tocco di genialità. Diverrà leggenda? 

0 commenti:

Posta un commento