domenica 27 settembre 2015

Jug Face: quando essere ritratti fa paura



Disturbato e disturbante. Niente meglio di questi aggettivi può descrivere Jug Face, film del 2013 a firma di Chad Crawford Kinkle. 

Disturbato: per i contenuti e le scene presentate. 

Disturbante: per i sentimenti che evoca nello spettatore. 

I perchè solo per coloro che se la sentono di continuare.



L'ambientazione

Jug Face ritrae una limitata comunità di HillBillies - termine americano utilizzato per indicare sostanzialmente in senso negativo i campagnoli - alle prese con la loro vita quotidiana dominata da una superstizione radicata: quella che una fossa li abbia in passato protetti dall'epidemia di vaiolo e possa preservarli da future malattie a patto sia offerto un sacrificio umano quando richiesto. 

Atmosfera di totale povertà e carenza pure dei più elementari servizi. La comunità vive in roulotte; i più fortunati in sorte di capanni privi pure dei servizi igienici. Le loro attività principali sono l'allevamento di qualche animale domestico - da quel che si vede dei vitelli -, la caccia di qualche animale selvatico - ad esempio opossum - e la distillazione di whiskey fatto artigianalmente. ll ricavato viene poi utilizzato al fine di ottenere i generi di prima necessità necessari alla sopravvivenza presso l'emporio della più vicina cittadina. 

Solo due, in sostanza, le location presentate: la foresta ove vivono gli Hillbillies e la piccolissima città - di cui solo l'emporio viene un minimo visto - nei pressi. 


La Trama

L'inizio viene raccontato attraverso dei disegni animati - la parte artistica più interessante dell'intero film forse - che sembrano - perchè il punto non sarà completamente chiarito nel prosieguo - mostrare come la comunità fosse stata colpita da una epidemia di vaiolo. Il sacrificio umano - sgozzando un membro presso una fossa che si credeva abitata da un'entità superiore - ha garantito protezione. Questa entità di tanto in tanto chiede uno di questi sacrifici manifestando la sua scelta per il tramite di Sustin, vasaio che sotto ispirazione crea dei vasi a forma di testa di uno degli abitanti. Costui deve essere cosi' sacrificato. Ada, figlia di quella che potrebbe essere la famiglia del capo comunità - vede il vaso con la sua faccia ma lo nasconde al fine di evitare di essere uccisa anche perchè nel frattempo è incinta del fratello Jessaby. Sustin cosi' crea un altro vaso con la faccia del promesso sposo di Ada, Bodey il quale viene sacrificato. Jessaby si sente male e viene condotto dal padre Dawai presso la fossa per essere guarito: tuttavia la stessa lo uccide. Dawai se le prende allora con Sustin che incatena nei pressi della fossa stessa al fine di essere la prossima vittima. Ada libera il vasaio e i due cercano di fuggire portandosi dietro del whiskey da rivendere all'emporio: tuttavia il padrone dell'emporio chiama Dawai che li riporta indietro. Ada confessa di aver nascosto il vaso con la sua faccia e allora viene frustata assieme a Sustin, il che gli provoca l'aborto. Confesserà che il figlio che aveva in grembo era del fratello mandando su tutte le furie la madre e il padre. Il nonno, assieme ad un reietto - un ragazzo che sembra essere una sorta di fantasma ma di cui si capisce gran poco - cercano di liberarla ma lei resta avendo capito che in questa maniera Sustin non sarà sacrificato. Il giorno successivo lei si scusa con la comunità per le morti che ha causato per aver nascosto il vaso col suo volto e accetta di essere sgozzata, cosa che apparentemente placa la volontà della fossa. Sustin, tornato alla sua mansione, nella scena finale accende delle candele accanto al vaso col volto della ragazza per ricordarla.


La superstizione

Tutto in questo film è tale. Tuttavia, quella che è una credenza degli HillBillies, è tale da aver senz'altro un fondo di verità dato che la fossa è in grado di uccidere chi vi si getta per esserne guarito e persino chi vi si trova nelle vicinanze - Dawai e il figlio Jessaby. Esiste quindi un'entità, che a parole dello stesso reietto, non è di questo mondo. Null'altro viene detto riguardo la stessa se non che lei "vuole quello che vuole" e che la sua volontà si manifesta per mezzo di Sustin.

Nemmeno nulla viene detto di questo ragazzo fantomatico chiamato da Ada reietto che compare quando essa è assieme al nonno - ormai non in grado di badare a se stesso - per aiutarla. Sarà lui a rivelare che il primo strappo alle volontà della fossa fu proprio da parte del nonno, che nascose il vaso col volto della moglie. Potrebbe dunque essere che in realtà la famiglia protagonista non avrebbe nemmeno dovuto esistere. Tuttavia, per qualche motivo, la fossa aveva in quel caso col tempo perdonato. 

Anche il padrone dell'emporio cittadino a quanto pare è spaventato: non esita, quando Ada le chiede di venderle il whisky e la figlia le chiede di aiutare la protagonista, a rispondere che c'è qualcosa di strano lassù dove vivono gli Hillbillies e che lui ne starà fuori.


Il realismo

Disturbato e disturbante. E' venuto il momento di dire perchè. 

Disturbato come le credenze e la cultura degli HillBillies. Un luogo dove la madre può esigere che la figlia si cali gli indumenti intimi al fine di controllare la sua verginità - e proprio non si vuole descrivere come-; dove avvengono incesti; dove i matrimoni sono combinati senza che i promessi sposi abbiano voce in capitolo; dove consumare l'atto sessuale prima del matrimonio significa svergognare la propria famiglia ma sgozzare un membro della comunità senza versare lacrime è normale; dove scappare per rifiutarsi di morire vuol dire far cadere in rovina il proprio parentado ma frustare una ragazza appena maggiorenne è giusto. Dove, infine, si piange per aver saputo di un aborto che si è causato ma due secondi dopo si picchia come se nulla fosse la ragazza per l'incesto col fratello. A parte l'ultima considerazione che potrebbe anche descrivere un momento furioso normale, per tutto il resto è chiaro che qualcosa non va. 

Disturbante: perchè il film ha il merito - o il demerito - di far percepire quanto già detto anche facendo uso di immagini e scene a dir poco ripugnevoli. Il primo istinto, di fronte a certe scene, è quello di coprirsi gli occhi con le mani dal disgusto; il secondo quello di fermare la riproduzione della pellicola. 


Conclusioni

Nudo e crudo: destinato agli stomaci molto forti. Ecco come, senza tirare in ballo zombie o altro, si può arrivare a far rabbrividire lo spettatore non mostrando mai alcuna entità soprannaturale ma soltanto citandola. 

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