mercoledì 2 novembre 2016

Wing Commander: salti spaziali e nemici felini



Quando ti sei scaricato Wing Commander, film del 1999 per la regia di Chris Roberts, hai atteso davvero parecchio per vedertelo. Brutte esperienze, dovresti dire: avevi consapevolmente visionato una serie di film tratti da videogiochi - alcuni dei quali trovabili qui, scorrere le pagine, grazie - che poi erano finiti nel tuo primo blog, segno evidente del fatto che molto si avvicinavano a dei trashoni di massimo livello. Ma non avevi considerato che il film in questione è stato prodotto da una casetta chiamata 20th Century Fox - no, davvero, non metti link chè non credi che qualcuno non la conosca - : questo per dire che in realtà si tratta di un'opera piuttosto ben fatta e quindi ecco che finisce nel tuo secondo e "quasi serio" blog. 

Premessa necessaria sarà che tu non conosci ma manco di striscio il videogioco in questione quindi hai proceduto alla visione senza pregiudizi di sorta. Ebbene? Ti è piaciuto. 


Per alcune ragioni ovviamente. 

L'ambientazione

Non viene chiarita al 100% ma a quanto pare l'azione si sviluppa nella Stazione spaziale di Pegasus - non sai se sia cosi' chiamata in quanto si trovi nella galassia corrispondente - con una breve escursione finale nel Sistema Solare. Come? Grazie ad un sistema atto a creare un ponte spaziale con lo spazio terrestre chiamato NAVCOM AI - che per il doppiaggio italiano viene, con inglese risibile, chiamato "EI" -. Qui la Federazione Terrestre dovrà anticipare il tentativo di attacco dei propri nemici, i Kilrathi, razza umanoide dalle sembianze vagamente feline. 

Piuttosto ben descritta la tecnologia di cui le parti dispongono. Diverse tipologie di navicelle: per il Kilrathi si hanno la Nave Distruttore, il Vascello Comunicazioni e lo Striker Corazzato; per la Federazione i Rapier ed i Rider. Mentre i primi sono dotati prevalentemente di armi a raggi, i terrestri si affidano a cannoni con missili veri e propri che per di più vengono pure caricati manualmente; hanno a disposizione scudi spaziali, raggi traenti, sistemi scanner attivi - che permettono di analizzare ma rendono anche facilmente scovabili - e sistemi passivi. La tecnologia principe resta ovviamente il NAVCOM AI che, sulla base di coordinate impostate, permette di effettuare i salti spaziali. 



La fisica

Anche qui ben resa. Innanzitutto si parla di "Pozzo di Gravità" giusto per non usare la parola buco nero; questa cosina - chiamata anche "Scilla" dal nome del mitologico mostro di Omeriana memoria - avrebbe una forza di gravità tale per cui 1 cm3 della sua materia attrarrebbe più dell'intero Sole. Viene giustamente indicata come area di distorsione dello spazio tempo instabile e altrettanto giustamente si parla di Punto di Non Ritorno che sarebbe il famigerato Orizzonte degli Eventi oltre il quale qualunque cosa è persa per l'universo esterno. Il salto all'interno di questa Pulsar, viene rappresentato con un momentaneo rallentamento, per non dire con uno stop, dei movimenti a bordo della nave: qui nessuno può dire se corrisponda alle nostre conoscenze attuali - non che qualcuno che abbia provato a saltare in un buco nero sia mai tornato indietro a raccontarlo - ma sembrerebbe che proprio questo possa succedere. Viene poi ripetutamente usato il concetto di Quasar - qui si nomina quello di Cariddi, teatro degli avvenimenti - che, a memoria, dovrebbe essere un ammasso di stelle cosi' grande da apparire luminosissimo anche se a distanze siderali dal nostro pianeta. 

Poi però qualche volta si esagera decisamente con la fantasia. Innanzitutto l'idea di base è che si possa saltare in qualunque buco nero, basta sapere le coordinate giuste del salto: improbabile. Poi, se per caso la tua nave viene perforata, la cosa migliore da fare sarebbe decisamente isolare lo scomparto interessato: appare piuttosto difficile sia che si verifichino delle correnti che portano verso l'esterno, sia, soprattutto, che un essere umano possa resistere - anche se munito di tuta spaziale - per 5 minuti in ambiente depressurizzato senza implodere. Qui invece accade. Di più: il buco viene chiuso semplicemente perchè la corrente dall'esterno trascina una paratia a coprirlo: ecco, non che tu sia un astronauta, ma sarebbe auspicabile dare qualche punto di saldatura.

I Pellegrini...

Il mistero del film è dato da questa misteriosa razza ormai in via d'estinzione che potrebbe essere considerata come la "pionera" dello spazio, forte della capacità naturale di individuare in una frazione di secondo le coordinate per il salto. Dei NAVCOM AI umani, insomma. Questa loro capacità li condurrà a sentirsi delle sorte di Dei ed ad abbandonare, dopo 5 secoli di esplorazioni, gli umani: dal che scaturirà una guerra che terminerà però con la loro sconfitta. Da quel momento nessun altro quasar è stato però più scoperto. Non viene apertamente detto ma dovrebbero essere umani a tutti gli effetti, prova ne sia che il protagonista e il suo originario superiore sono dei mezzosangue che si riconoscono dal fatto di portare entrambi un ciondolo che ne testimonia l'appartenenza. Di sicuro sono malvisti dagli umani. 

... e i Kilraith

Poco si vede degli antagonisti che vengono del resto mostrati solo in 4 occasioni e per la prima volta solo quando mancano appena 24 minuti dal termine della pellicola. Puoi solo aggiungere, a parte il loro aspetto felino, che la loro tecnologia è avanzata e che comunicano con dei suoni che sembrano essere sorte di squittii. 


Il Cast

Ti è capitato almeno in un paio di occasioni di dire "quello lo conosco ma non ricordo il nome nè in che film l'ho visto". Allora ti sei un attimino documentato. Marshall - o Maniac - è interpretato - molto bene, diresti - da Matthew Lillard che ricordavi per il suo ruolo di punk ex nerd in "Fuori di Cresta" e poi come Shaggy di Scooby Doo; il protagonista Blair viene inscenato invece da Freddie Prinze Jr che, dopo una comparsata in "So cosa hai Fatto", anche lui si unisce alla combriccola del cane parlante fifone. 

Meno conosciuti magari gli altri ma fanno tutti il loro sporco lavoro in maniera più che accettabile. 


In conclusione: da vedere poco prima di un salto spaziale o poco dopo aver avvistato un nuovo quasar.

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