mercoledì 1 novembre 2017

IT Capitolo 1: i clown fanno sempre paura


Avevi accolto con particolare interesse la notizia di un rifacimento di IT: si, perché l’avevi visto da piccino picciò durante gli anni ’90 e da li decisamente la tua considerazione dei clowns era abbastanza cambiata. 

Tratto da un libro di Stephen King e già adattato in una miniserie televisiva di due puntate nel 1990, Penny Wise torna nel 2017 con i suoi dolcetti, le sue caramelle e i suoi palloncini per la regia di tal Andres Muschietti di cui non ricordi nulla di rilevante se non qualche vago riferimento nel thriller La Madre sotto la direzione di un certo Guillermo Del Toro che invece aveva persino messo a questa roba qui che ancora ti piange il cuore sia finita silente. 

Il film dura qualcosa come 2 ore buone e copre soltanto la prima parte della miniserie originaria del 1990. E basta, per il momento, uh se basta; il tutto in attesa della seconda parte prevista per Settembre del 2018. Come? Dopo la pausa, nel frattempo prendersi un palloncino. 


Penny Wise, un incubo che ritorna

Una scena. Questa qui 



Tanto era bastato per riempire di incubi le tue notti da giovincello negli anni ’90. Ad oggi la scena equivalente diventa questa: 



E…trovare le differenze. La scena del 1990 continuerà decisamente a infestare le tue notti. Se è vero che la produzione odierna utilizza effetti speciali e di CG molto superiori a quella originaria, lo è altrettanto che quel sano timore creato dalle varie apparizioni del dolce Penny versione 2017 non riesce a pareggiare quella singola scena; questo senza nulla togliere a Bill Skarsgård che interpreta in maniera assolutamente calzante la parte di quel pagliaccio che ogni 27 anni se la compare nel bel villaggio di Derry. Perché? 

L’IT originario di Tim Curry – che poi tra le altre cose sarà anche Joker di Batman, quindi non proprio l’ultimo degli ultimi - aveva il forte merito di apparire come un clown normalissimo per poi avvinghiare improvvisamente lo spettatore nel panico più totale. Questo IT, nonostante come ripeti il buon lavoro dell’attore, parte fin da subito come malintenzionato e fa brutto immediatamente e lo si vede chiaramente. La stessa famosa scena iniziale in cui il povero Billy viene condotto verso l’entrata del tombino si presenta molto diversa nelle due diverse produzioni: spariscono i sorrisi ammiccanti e le occhiate suadenti e compare invece fin da subito una fredda determinazione verso l’obiettivo. In una parola: il pericolo lo può avvertire anche un bimbetto di 6 anni laddove nell’interpretazione originaria era stato abbastanza ben celato – posto che un bambino di 6 anni non si domandi cosa ci possa fare in un tombino un clown -. 


Una casa abbandonata e un impianto fognario non proprio a norma. 

Non te lo ricordavi dal film precedente ma in questa produzione appare una casa stile questa cosa qui che hai decisamente apprezzato. Le atmosfere particolarmente cupe e fatiscenti ben esaltano le apparizioni di IT che tende a separare i vari protagonisti al fine di meglio rapirli. Il tutto come succosa anticipazione dell’escursione finale in quell’impianto fognario che costituisce la tana del mostro. Molto bella in particolare la rappresentazione dei bambini rapiti nel corso del tempo, sospesi a mezz’aria e quasi immersi in un’atmosfera che sta tra il drammaticamente reale e l’illusorio etereo che ben rappresenta in realtà lo stesso IT, entità di cui nemmeno lo stesso romanzo delinea natura ed origine. 

I Goonies e gli anni ‘80

La famigerata “banda dei Perdenti” rimane sempre quella e i baby-attori se la cavano più che bene. Tuttavia, la ricostruzione della fine degli anni ’80 appare un po’ troppo “moderna” per essere pienamente credibile. Vero che ci metti dei particolari piuttosto interessanti al fine di caratterizzare il periodo – ad esempio i New Kids On The Block, il poster di Beteljuice nella camera di uno dei ragazzi o la lista dei film proiettati nel cinema di Derry - ma se poi lasci piccoli indizi come un televisore della Sony in un’epoca in cui andavano i Normende – per dirne una, eh - , beh lo spettatore attento te lo nota. 

Al di là di questi piccoli particolari – piuttosto risibili – l’impressione generale che ne hai proprio ricavato è quella di una cittadina troppo moderna per essere anni ’80: sembra più un luogo di inizi anni ‘2000 anche se comunque le locazioni principali ti sono abbastanza piaciute. Certo, a parziale scusante, pesa fortemente il ricordo della produzione originaria che voleva la vicenda dei bimbi ambientata negli anni ’60 anziché negli anni ’90 e altrettanto decisamente la figura del clown spaventa più in un mondo rurale e non globalizzato in quell’epoca che in uno in cui ormai le generazioni più giovani sono state svezzate da figure televisive ben più inquietanti.

Dove IT del 2017 non fallisce proprio è invece nella costruzione del background dei personaggi e nelle loro difficili interazioni sia in ambito familiare che in quello scolastico. Li’ la paura, l’odio, la sottomissione, l’acredine e il senso di rivincita ottenuto sia a parole ma soprattutto con sapienti percosse si avvertono molto bene. Detto in altri termini: i personaggi principali sono caratterizzati nella maniera giusta. 


Conclusioni

Ben fatto. Perché alla fine della fiera – cui partecipa pure un clown – qualche bel momento di paura te lo mette e i rapporti tra i protagonisti sono comunque ben sviscerati nelle due ore di proiezione. Non resta che attendere il capitolo conclusivo sperando che Penny Wise non si risvegli nel frattempo. 

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