sabato 2 giugno 2018

Detroit: Become Human: riflessioni generali


Tempo addietro avevi già parlato della DEMO di Detroit: Become Human, ultima realizzazione della Quantic Dreams; eri in forte attesa perché, dopo i Farhenait e gli Heavy Rain, era davvero lecito aspettarsi qualcosa di grande. Ecco…facciamo grandicello, magari. 


Alla fine devi dire che il gioco – che hai solo visto tramite il gameplay di QuelTaleAle – ti piace parecchio ma senti come se qualcosa sia mancato pur nello splendore grafico – in particolare le animazioni facciali dei vari personaggi sono da urlo assoluto – e visivo – i fondali e gli ambienti di gioco in generale, abbastanza ampi per convincere il giocatore all'esplorazione pur restando nel campo di un gioco su binari – del titolo. 

La prima impressione che ne hai ricavato e che non hai proprio potuto toglierti dalla testa è quella di un gioco molto ripetitivo perlomeno in relazione al gameplay. Sebbene alcune dinamiche possano essere mascherate così da dare l’impressione del nuovo - ad esempio la ricostruzione degli eventi durante la raccolta degli indizi con Connor oppure la simulazione della serie di movimenti da compiere prima della loro effettiva realizzazione – sono in realtà sempre figlie della stessa dinamica di base, ossia quella di una pressione di un tasto corrispondente ad una scelta. Stessa cosa dicasi per lo scanning dei dintorni accessibile con tutti gli androidi protagonisti. 
Come ogni film interattivo, categoria di cui hai avuto modo di parlare approfonditamente, tutto il gameplay è una questione di scelte e di quick time events. 

Ti aspettavi qualcosa di diverso? No. Non ti piace? No, ti va bene anche se non ti esalta. 

Perchè se hai scelto di propinarti qualche ora di visione, lo hai fatto perché volevi immergerti nella trama ed eri curioso di capire quanto essa, grazie alla sceneggiatura, ti avrebbe emozionato: devi però dire che anche qui è mancato qualcosa

Avevi nella memoria Heavy Rain e bene impresso decisamente quel colpo di scena, quel plot twist che da solo valeva l’intero gioco: ecco, stavolta non è che sia proprio arrivato. Esistono in realtà un paio di rivelazioni non malaccio – ne parli in un futuro post - e pure rimangono alcune domande senza risposta ma in generale non affronti con la visione di Detroit: Become Human quelle montagne russe di emozioni e sensazioni che il predecessore sapeva portare. Innegabile che la quantità di scelte possibili - sono state scritte ben oltre 2.000 pagine di copione con oltre 500 personaggi – sia un pregio che aumenta in maniera considerevole la rigiocabilità e la longevità del titolo: innegabile però pure che alla fine i macrofinali siano in realtà contabili sulle dita di una mano e così pure anche quelli relativi ai singoli personaggi la cui unica vera variante consiste nel poter missare alcuni Quick Time Events e decidere così per la loro prematura scomparsa. Esiste un diagramma di flusso al termine di ogni singola scena ma, a dirla tutta, non è che questo permetta di aumentare l’empatia quanto solo la eventuale curiosità del giocatore. E’ un titolo massiccio, questo sì; e pur tuttavia “grande” non è sempre sinonimo di “coinvolgente”. 



Il che è un bel problema per una trama che non fa nemmeno dell’originalità la sua forza trainante, contenendo anzi troppi rimandi a cose già viste – chi ha detto Blade Runner? – ; se qualche scelta piuttosto “toccante” esiste e comporta una riflessione piuttosto profonda su numerosi temi, sia a livello personale che “globale”, alquanto attuali pure nel contesto totalmente futuristico creato, purtroppo però le varie sezioni in cui l’opera si divide faticano molto a trascinarti dentro il contesto, alla fine prevalendo la meccanicità ripetitiva delle dinamiche. 
Se Heavy Rain era permeato di un senso di inquietudine costante anche se il giocatore era intento solamente a fare un salto, Detroit: Become Human alza invece l’asticella solo in pochi momenti rimanendo per il resto piuttosto piattino. 

Nonostante quanto hai finora scritto, l’evoluzione rispetto ai precedenti titoli del Sogno Quantico esiste e, soprattutto a livello tecnico, si vede chiara. Comparto tecnico a parte, le musiche sono a dir poco meravigliose e consone alle situazioni; soprattutto alcune introduzioni in gameplay, come i checkpoint oppure anche lo stesso diagramma di flusso, sono ben graditi. 


Ok, queste le tue riflessioni generali; hai volutamente saltato quello che è il vero pezzo forte di tutta l’esperienza sul quale farai però un post apposito che si potrà comodamente leggere qualsiasi sia la scelta fatta.

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