sabato 20 ottobre 2018

Haunter: fantasmi, loop e horror




Nel tuo sfolgorante cammino alla ricerca di film basati su loop temporali stavolta sei incappato in Haunter - sì, con la a - , film del 2013 di Vincenzo Natali, uno che come biglietto da visita aveva solo quel capolavoro a basso costo chiamato "Cube". Quando hai visto il nome del regista ti sei detto che avevi fatto centro. 

Invece no. Sì, c'è un loop ma è solo ed esclusivamente strumentale alla costruzione di una storia di fantasmi e case infestate con fortissimo accento thriller e altrettanto pronunciata inflessione horror. Non che tu lo abbia disprezzato, sia chiaro: soltanto ti saresti aspettato qualcosa di diverso. 


La trama in breve 

Un assassino di quelli a cui è meglio non mandarle proprio a dire, tal Edgar Mullins interpretato magistralmente da Stephen McHattie, dopo aver cominciato la sua carriera con il rapimento e uccisione della giovane Frances, ha continuato a perpetrare la sua scia di morte con altre famiglie che abitavano una specifica casa; non ha cessato nemmeno dopo il suo decesso nel 1983, avendo la spiacevole tendenza ad impossessarsi dei padri delle stesse e far loro uccidere i restanti membri fino ad arrivare al 2013, anno in cui la casa è occupata dalla famiglia di Olivia. Nel frattempo, però, come fantasma, sono presenti nella casa anche tutti i precedenti occupanti ed in particolare Lisa, figlia dei Johnson vissuti lì intorno alla metà degli anni '80: a differenza dei genitori e del fratello lei è "sveglia" e sa che continua a rivivere il giorno antecedente al suo compleanno in un loop continuo. Il film è la sua vicenda nella progressiva scoperta della situazione e nella capacità di liberarsi di Mullins e garantire la pace alle precedenti vittime e un futuro finalmente radioso e libero da preoccupazione per la famiglia di Olivia. 

Si tratta, in breve, di un ghost movie con contesto una casa e il loop temporale rappresenta solamente un pretesto per fornire alla protagonista Lisa l'argomento per comprendere la situazione e per dare, in sostanza, inizio alle danze. 



I punti forti... 

Il film, pur non essendo quanto ti aspettavi, è molto godibile per certi aspetti. 

Innanzitutto la locazione scelta riesce piuttosto bene, complici anche delle inquadrature e delle scelte di regia molto azzeccate, a trasmettere un costante senso di inquietudine e ansia, tipico del buon horror. Non utilizza sovente screamer - ne ricordi giusto due - e non fa utilizzo di gore o splatter; è piuttosto un horror "ambientale" che fa di una casa tipo magione di Resident Evil affogata nella nebbia, di corridoi stretti e scarsamente illuminati e di stanze buie e molto spesso in disfacimento - come i sotterranei - il veicolo attraverso cui l'orrore viene creato. Sicuramente aiuta in questo senso pure l'ottima prestazione del villain: McHattie non lesina sguardi inquietanti e dialoghi taglienti, sufficientemente oscuri e ansiogeni. La componente horror, di un certo tipo, insomma c'è. 

Anche la sceneggiatura si avvale di un paio di colpi di scena null'affatto trascurabili che permettono di tracciare la via verso la scoperta della verità da parte di Lisa. Il primo dialogo con Edgar - terrificante nella sua apparizione come operaio che controlla la linea elettrica - permette di intuire che i Johnson non sono gli attuali occupanti della casa e di mettere a fuoco le voci che Lisa sentiva: quelle della famiglia - viva - attualmente residente. La stessa scoperta che l'amico immaginario del fratello di Lisa, Edgar, è in realtà proprio Mullins avviene in maniera graduale e per indizi; infine la rivelazione che egli "è" anche il padre di famiglia viene costruita con altri utili indizi - la bottiglia di liquore, il fatto che il padre dica a Lisa che non si deve allontanare con la nebbia ma che piuttosto giochi col fratello o si eserciti al clarinetto, le candele dell'auto mancanti proprio da lui nascoste al fine di impedire che si lasci la casa - che impegnano la mente dello spettatore più attento che certo non se li lascia sfuggire. 

...e quelli deboli 

Non sarebbero nemmeno tanti, senonchè sono piuttosto pesanti e riguardano tutti la trama. Non è davvero il caso di analizzarli compiutamente o salterebbero fuori una serie di punti privi di spiegazione e comunque inspiegabili. 

Atteso che Lisa riesce ad incontrare prima Frances, la prima vittima di Mullins, e poi a mettersi in contatto con Olivia grazie a particolari oggetti che appartengono alle ragazze - un anello e poi una collana col suo nome che Olivia trova nel 2013 oltre ad uno specifico motivo suonato col clarinetto - e che quest'idea ci può anche stare, non riesci però a capire il significato della parentesi in cui Lisa vive e vede effettivamente come Olivia a contatto con la sua famiglia: in un casa totalmente "regno" di Mullins e dove lui controlla tutto - il tempo, le visioni, la fisica, qualunque cosa; salvo lasciare indizi come una chiave per la scoperta della verità per motivi incomprensibili - non viene spiegato come questo effetto avvenga. Ed il discorso vale in generale per tutti i fenomeni che si verificano e ancora più per la maniera in cui la protagonista riesce a riunire i fantasmi delle vittime ed infine a liberarsi dell'assassino seriale. Non può allontanarsi dalla casa in quanto fantasma, non può fuggire in bicicletta in quanto torna sempre all'entrata del garage ma può "impossessarsi" di Olivia e connettersi e riunire tutte le altre vittime: almeno una spiegazione sarebbe stata gradita. 

Manca poi una caratterizzazione approfondita dei personaggi e non soltanto delle varie famiglie vittime ma persino di quelle di Lisa e di Olivia che grossa parte hanno nella pellicola: tutto il film è un vagare continuo di Lisa ma quali siano i trascorsi delle dette famiglie, le motivazioni per cui sono divenute proprietarie della casa, le relazioni tra i membri, rimane un mistero. 

Pure il finale è misterioso il giusto: Lisa, ucciso Mullins e sostanzialmente liberata la famiglia di Olivia, si sveglia nuovamente nel suo letto e stavolta è il giorno del suo compleanno: le regalano una bicicletta, chiede al padre cosa ci sia oltre quella porta di casa che da fantasma non poteva oltrepassare, si vede risposto "quello che tu vuoi" ed infine apre la porta e vede una luce abbagliante ed il film finisce. Cosa starebbe a rappresentare quelle luce? Lisa è ancora un fantasma in quella casa? Non ne hai idea davvero. 


Varie 

Ci son poi stati dei tratti in cui hai visto delle idee nettamente riprese da altri film. La videocassetta sa tanto ma tanto di "The Ring"; l'Ouja Table per parlare con i morti è un clichè presente in moltissime pellicole; a voler essere proprio pignoli la stessa idea di base della protagonista che non vive in una casa infestata dai fantasmi ma la infesta essa stessa ricorda ovviamente quel capolavoro di "The Others": il film insomma non è che inventi nulla ma trae spunti che mette assieme in maniera però devi dire convincente. 

Dal punto di vista tecnico vuoi giusto aggiungere come, al di là di quanto già detto, ti sia piaciuto l'effetto da cinematografo degli anni '30 con filtro marrone "antico" e bordi sfumati per la parentesi in cui Lisa scopre la storia di Frances avvenuta proprio intorno a quel periodo. E alla stessa maniera l'inizio del film, con quelle immagini di farfalle collezionate all'interno di barattoli, ripensato dopo aver completato la visione della pellicola, ha un suo significato metaforico molto preciso ed anticipatorio: le farfalle sono i fantasmi collezionati da Mullins all'interno di case - i barattoli - separate le une dalle altre come se vi fossero diverse dimensioni sigillate e senza possibilità di comunicazione tra di loro. 


In definitiva comunque un horror "spettrale" con loop strumentale e godibile. Nel'internetto stavolta sei riuscito a trovare solo lo streaming in francese qui cui ha dovuto accompagnare sottotitoli in inglese da sincronizzare qui: complicato ma ne è comunque valsa la pena.

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