sabato 23 aprile 2016

The Gallows: horror scolastico semplice ma ben fatto



6+16. Questo il computo totale delle ore che hai dovuto trascorrere in volo. Non che vi sia molto da fare in quei momenti; tanto spazio all'offerta di intrattenimento che una nota compagnia aerea offre. 

Ne sortisce fuori - tra i tanti - The Gallows, film del 2015 per la direzione di Travis Cluff e Chris Lofing. Giudicato di una pochezza infinita da parecchie testate autorevoli - Mymovies su tutti - , la stessa sensazione di vuoto l'hai in effetti provata alla prima visione. Poi però, alla seconda, hai notato più di qualche particolare che ti spinge a giudicarlo tutto sommato in maniera positiva. 

Quali? Proseguite se non temete.


La trama, i personaggi

No, non sono punti forti tranne forse per il finale. 

Presso la scuola Beatrice High in Nebraska gli studenti sono indaffarati nella preparazione della tragedia teatrale The Gallows (it.: L'esecuzione). Il protagonista maschile sarà Reese, ex giocatore di football parecchio imbarazzante come attore ma spinto dalla cotta nei confronti della protagonista femminile, Pfeifer. Accanto a loro vi sono il migliore amico di Reese e star della squadra di football locale, Ryan, e la sua fidanzata cheerleader Cassidy. Proprio Ryan convincerà i due a recarsi nottetempo nel teatro al fine di distruggere la scenografia ed evitare una figura barbina all'amico; tuttavia una oscura presenza sovrannaturale, Charlie, non sarà dello stesso avviso. 

I personaggi sono quanto di più scontato si possa trovare. Il campione di football sicuro di sè e sfrontato ma vero amico del collega infatuato della protagonista, ragazza all'apparenza semplice e studiosa che non fa della bellezza fisica il suo forte. Cosa in cui invece primeggia la cheerleader che non esita a far notare le sue forme, accompagnando l'avvenenza ad una piuttosto scarsa quantità di cervello. 

Il finale, dicevi: abbastanza sorprendente e che chiude degnamente un film che non era nato per un lieto fine. 

La componente horror

Questo il punto veramente forte del film. Non splatter e non grondante di sangue - a parte poche scene -; nessuno squartamento, poche apparizioni dell'entità sovrannaturale che dovrebbe far paura e nemmeno particolarmente terrorizzanti. Ciò nonostante la pellicola riesce benissimo nel suo lavoro grazie ad una sapiente combinazione di componente visiva e sonora, entrambe sorrette da una solida serie di intuizioni per nulla nuove ma ben utilizzate. 

Visivamente il primo punto è l'utilizzo costante di un mezzo di ripresa a mano: telecamera per buona parte del film, cellulare a tratti. Il che, se da un lato utilizza un espediente caro ai mockumentary e alle esperienze tipo Blair Witch Project che permette di mascherare un budget molto limitato, dall'altro vince grazie all'utilizzo sapiente di tutte le tecniche che ciò può comportare. 

Tutti i metodi già conosciuti per incutere terrore sono utilizzati senza mai esagerare e sempre in maniera molto intelligente. A partire dalla giustificazione in film: il motivo per cui tutte le scene sono girate in questa maniera sta nel fatto che i 4 ragazzi troveranno solo questi due supporti audiovisivi per avere una essenziale fonte di luce a proteggerli dall'oscurità totale. Potrà cosi accadere di essere impressionati da primi piani sui protagonisti o su particolari rilevanti - molto spesso ben accompagnati da un sonoro sempre all'altezza -; di sentire il realismo in inquadrature sbilenche o del tutto casuali nei momenti di maggiore concitazione o terrore - es.: telecamera che non viene più controllata e finisce per inquadrare i piedi dei personaggi mentre sono impegnati nella fuga -; di percepire la tensione in improvvisi cut off con schermo nero quasi a voler comunicare il tentativo affannato dei protagonisti di guadagnare qualche secondo per pianificare la prossima mossa; di vedere scene tempestate di filtri rossi o verdi - telecamera del cellulare - circondati dal nero più totale ad indicare la situazione di oppressione. Ripeti: tutte tecniche usate con sapienza e collocate nei momenti giusti, senza mai esagerare. Tocco di realismo sta pure nell'esaurirsi della batteria del dispositivo che viene riportato sullo schermo; le interferenze durante alcune scene in cui compare - o si intuisce compaia perchè in realtà viene visto non più di tre volte in tutto il film - il villain acuiscono il senso di qualcosa di soprannaturale che mette in crisi severa le normali trasmissioni. 



L'ambientazione è davvero scarna, consistendo di poche locazioni - una classe, il teatro dove si svolge l'80% dell'azione e un campo da football - che, grazie ad un sapiente gioco di illuminazioni finiscono per evocare l'atmosfera oppressiva e ansiogena propria di alcuni giochi horror. Il film, in piccolissima parte, mutua pure del concetto del survival horror: rinchiusi in un posto chiuso, necessità di trovare una via di uscita braccati da qualcosa che non si riesce nemmeno a visualizzare con a disposizione solo delle fonti di luce destinate ad esaurirsi. Più la progressiva scoperta del mistero che induce Charlie a braccare i protagonisti, attraverso porte segrete e documentazione visiva - una tv che manda per qualche motivo il telegiornale che riporta i tragici fatti del 1993 e che per buona parte funziona solo statico quasi a voler omaggiare The Ring con il quale qualche punto in comune, con le debite distanze, vi è. 

Nemmeno le scene dichiaratamente paurose utilizzano in realtà sangue, squartamenti, deformazioni o simili. In tutto il film queste scene sono in realtà solo due, ciascuna corrispondente alla tragica fine di uno dei coprotagonisti: l'effetto viene ottenuto tramite improvvisi trascinamenti dei soggetti verso il buio ma senza mostrare budella o simili. 



Sapiente l'utilizzo dei - pochi - mezzi a disposizione dal punto di vista visivo, sapiente pure quello del sonoro. Improvvisi rumori a spezzare momenti di silenzio nella densa oscurità; dal nulla al fortissimo in maniera piuttosto rapida accompagnando il tutto a inquadrature dei luoghi da cui i suoni provengono senza che però venga mostrata la fonte. Questo per permettere allo spettatore di immaginare da sè quello che di terrorizzante vi possa essere e, non è il caso di negarlo, per risparmiare sulla produzione che certo non può avere dalla sua effetti speciali d'eccezione. Bene anche il disturbo alle linee di comunicazione, ad acuire il senso di isolamento e la sensazione di vivere in una realtà separata in cui si è da soli e non si possono ricevere aiuti esterni. 

Altro (spoiler)

Interessante l'idea di fondo anche se sa di già visto, con un'entità sovrannaturale in cerca di vendetta per un destino che non gli spettava; interessante la coerenza del film fino alla fine senza dichiarare che l'amore vince anche sul paranormale ma ponendo addirittura chiaramente il ruolo della protagonista femminile come co-sicaria sin dal'inizio. 

Piccola curiosità: tutti i personaggi conservano il nome di battesimo degli attori che gli interpretano.


In definitiva un film che ti senti di promuovere: sempre che nel corso dell'anno non si decida di rappresentare qualcosa che andrebbe lasciato nel passato. 

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