lunedì 18 luglio 2016

I primi tre Saw: all'alba del psyco horror



La fortunata saga di "Jigsaw", poi divenuto celeberrimo in tutto il mondo semplicemente come Saw o l'Enigmista o entrambi assieme, comincia piuttosto in sordina nel lontano 2004, allorchè James Wan e Leigh Whannell. scrivono quello che sarebbe poi divenuto il primo capitolo "Saw" e lo girano a basso costo e in soli 18 giorni. Aspettano qualche mese per mandarlo nei cinema; costo totale del film finito circa 2 milioni e mezzo di dollari e incasso del solo primo week end di 18 milioni, destinati a divenire poi 103 milioni in totali ad oggi: operazione riuscita. Che si ripete praticamente per tutte le successive incarnazioni fino al - finora - ultimo "Saw 3D" del 2010. Ecco però che, nel febbraio di quest'anno, arriva conferma da parte della casa di produzione storica, la Lionsgate, della lavorazione del prossimo capitolo "Saw: Legacy", ovvero "Saw: l'Eredità" che, stando alle più rosee previsioni, non dovrebbe comunque allietare gli appassionati prima del 2017. 

Quale metodo migliore di celebrare questa attesa se non rendendo omaggio ai precedenti capitoli. Inizieremo cosi' con i primi tre, in rapida successione Saw - L'enigmista, Saw II - La soluzione dell'enigma, Saw III - L'enigma senza fine.


Saw - L'Enigmista (2004), l'incubo ha inizio 

Che qualcosa di innovativo sia presente in questo primo capitolo lo si capisce e anche molto velocemente; allo stesso modo non è mai difficile comprendere che, se fai tutto in maniera da spendere poco ma riesci incredibilmente a far in modo che finchè dura il film lo spettatore non se ne accorga, sei decisamente sulla strada giusta. Ed è proprio quel che succede in "Saw - L'Enigmista" e che era successo verso fine anni '90 con "The Cube", cui peraltro il genio del male incappucciato deve molto. 

Pochi i personaggi coinvolti - per almeno un buon 80% del tempo il focus è su due soltanto - e poche le ambientazioni con predominio della stanza sudicia dove i due poveri ragazzi sono incatenati. Eppure l'intensità dei dialoghi e la bravura dei due interpreti - davvero molto umani nelle loro reazioni - combinate al mistero che fino alla fine, anche quando sembra totalmente svelato, non è realmente risolto, determinano una bomba di film che esplode letteralmente e viene mandato - tradizione poi ripetuta con gli altri appuntamenti - la notte prima di Halloween, ottenendo un successo spaventoso.



Perchè proprio in quell'occasione? Perchè si tratta di un film horror ma di quelli che non han bisogno per il momento di effetti speciali da milioni per fare presa e ribrezzo al tempo stesso al punto giusto; alla sottile tortura fisica - mai banale, sempre molto elegante ma assolutamente letale - si accompagna la ben più spietata anche se meno palpabile tortura psicologica, vera componente terrorizzante del film. In preda a un qualcosa che non ha certamente buone intenzioni ma di cui, in sostanza, non si sa nulla; questo toglie qualsiasi possibilità di provare rabbia nei confronti del carceriere - di cui si vede una bambola e si ode una voce registrata - e induce a concentrarsi sul dramma immantinente e sulla drammaticità di ogni singola scelta. Scegliere significa infatti avvicinarsi alla libertà; rimanere inermi significa probabilmente morire. Con l'aggravante che, non conoscendo alcunchè del proprio carceriere, non si può minimamente cercare di ripercorrerne le logiche tentando di prevedere dunque cosa nella sua mente possa significare la scelta e a cosa ricolleghi ciascuna decisione. Totalmente inermi di fronte a ciò che non si conosce e, per tal motivo, nemmeno comprende: non v'è situazione peggiore, non v'è cosa che incuta maggior terrore. Aggiungiamoci pure ambienti poco illuminati, sporchi e decisamente claustrofobici e il perfetto film horror senza zombie da notte di Halloween è servito. 

Chiaramente la sceneggiatura mette molto del suo nel contribuire al successo. E' una sfida - proprio un enigma - da cui dipende la vita o la morte e come tale viene sapientemente svelata passo dopo passo, andando a incasellare vari tasselli man mano che i protagonisti li scoprono - o credono di farlo. E il colpo di scena finale è di quelli che molto difficilmente si possono dimenticare in anni.


"Saw 2: La Soluzione dell'Enigma" (2005) .... quasi 

Basta un anno ed ecco il secondo film. "Saw: la Soluzione dell'Enigma" parte da un budget doppio rispetto al precedente e difatti al primo week end al botteghino incassa esattamente il doppio del precedente: la matematica funziona piuttosto bene. 

Stavolta, giusto per gradire, il pazzo John Kramer decide di intrattenere una bella conversazione col detective della polizia Erik che gli entra in casa assieme alla SWAT. Il tutto mentre però Saw tiene come ostaggio il figlio del detective assieme ad alcuni di coloro che lui era riuscito a far incarcerare ingiustamente: circostanza che quando verrà scoperta non farà necessariamente piacere. 

Maggiore il budget, maggiore l'horror puramente visivo che contempla lo staccarsi un pezzo della pelle della nuca per poter vedere il numero in essa stampigliato che è parte del codice per uscire dalla casa ove si è prigionieri oppure il finire abbrustolito all'interno di un bruciatore dove sarebbero contenute due siringhe con antidoto contro il gas venefico che si sta respirando. A dirla tutta, decresce leggermente quello psicologico, probabilmente in virtù del fatto che allo spettatore viene mostrata in contemporanea sia la scena da dentro la casa sia quella dalla "stanza dei bottoni", cosa che fa un attimo perdere il senso di smarrimento del precedente capitolo. 

Più pensate probabilmente le prove che divengono ora personalizzate - con voce registrata o biglietto indicativo personale - per i vari imprigionati e molto spesso mostrano di tenere conto di una sorta di "Legge del Contrappasso" vista con gli occhi distorti di Saw. Cosi finirà bruciato chi aveva fatto terra bruciata intorno con menzogne e tranelli; dovrà trovare una chiave in mezzo alle siringhe chi ha fatto lo spacciatore. 



Più caratterizzati anche i personaggi stessi; in numero maggiore e ognuno in grado perfettamente di raccontare la propria storia e far capire come essa di incastri nel contesto grazie alla trovata scenografica di rendere la ricerca di quello che i personaggi hanno in comune un elemento essenziale per poter fuggire. 

E, al solito, tremenda rivelazione nel finale che si traduce in una sorta di gigantesco cliffhanger di quelli da premio. 


"Saw III : L'enigma senza fine" 2006.. per davvero

L'equazione sembra essere stata davvero ben compresa dagli autori: più si racconta, meno il tutto è misterioso, più è necessario incutere timore in via visiva. il che accade decisamente in "Saw III: L'Enigma senza Fine" del 2006 laddove soltanto coloro con lo stomaco pesante e che fossero pronti a vedere tra le altre cose trapanamenti di cervello, esplosioni di teste, spappolamenti di arti e squartamenti sono invitati alla visione. Diretto, splatter molto più dei predecessori e di una crudezza anche nei concetti e nei dialoghi che davvero hanno reso necessario renderlo vietato negli States ai minori di 14 - eh, come se questi già talvolta non sapessero maneggiare armi a quell'età. 



Con l'indubbio merito di chiarire alcuni aspetti dei precedenti due capitoli. Scoperto che Amanda, prima ad essere sopravvissuta al primo gioco di Saw - che peraltro si era svolto prima di Saw 1, visto che la vediamo dare una mano a preparare il contesto proprio per quella circostanza - è divenuta sua complice e possibile successore - ah, non ancora detto: Saw è malato di cancro al cervello - la stessa imprigiona proprio il detective Erik dell'episodio precedente e lo stesso sarà costretto a spappolarsi una gamba per liberarsi dalla catena. Successivamente svolge i propri giochi con i due aiutanti Troy e Kerry che scoprono ben presto come le trappole preparate da Amanda, a differenza di quelle del suo mentore, non lasciano alcuna via di fuga: la donna non concede insomma alcuna scelta. Lo scoprirà anche lo stesso John che deciderà di mettere alla prova il povero Jeff facendolo incontrare con persone corresponsabili per la morte del figlio per varie ragioni e in varie maniere e nel frattempo di assumere come sua infermiera personale Lynn, medico che altri non è che la moglie di Jeff con cui è in crisi. Jeff perdonerà e cercherà sempre di salvare - talvolta riuscendoci, tale altra no - i vari personaggi; cercherà anche di fare il furbo con Saw dicendo di perdonarlo affinchè liberi Lynn ma finendo per scoprire che il gioco va avanti anche quando a John viene tagliata la gola con una fresa. Altro finale di quelli a cliffhanger che non possono non indurre al seguito. 

Maggiore fantasia nelle torture - oltre al solito "tagliati la gamba se vuoi fuggire", appaiono "la ruota" che applica delle tremende torsioni agli arti umani, l'acqua fredda che gela una persona nuda contenuta in una cella frigorifera, l'affogamento in un mare di grasso di maiale - che divengono più raffinate anche dal punto di vista "psicologico" andando a tempestare il percorso compiuto da Jeff con ricordi del proprio figlio morto e costringendolo a bruciare i suoi giocattoli in altra circostanza. 

Il film della serie con il maggiore incasso: 164 milioni di dollari per un costo di 20 milioni. Non male davvero. 


Ok per questa carrellata, ma l'orrore non finisce qui. 

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