domenica 2 aprile 2017

Atlantis: una teoria storico- scientifica in una trama avvincente



Il tema della esistenza di Atlantide e della sua eventuale collocazione storica ti ha sempre affascinato. Non avevi però mai affrontato la questione da un punto di vista scientifico chiedendoti cosa fu in grado di provocare l’inabissamento dell’isola in un giorno ed una notte come narrato da Platone. Se già la storicità di quanto riportato dall'autorevole filosofo ateniese nei suoi dialoghi Timeo e Crizia è in forte dubbio, è poi difficile fare un passo in avanti. 


Ma stavolta ti è capitata sotto mano una produzione della BBC – che le cose le fa solitamente piuttosto bene – che ti ha decisamente affascinato. Atlantis: una teoria sia dal punto di vista storico che da quello scientifico, andata in onda originariamente nel 2011.


La teoria storica…

Il film/documentario riparte da una delle teorie più accreditate sulla locazione di Atlantide: l’odierna Santorini, al tempo Thera, una delle culle della civiltà minoica che i più conosceranno come collegata a Creta. Una civiltà che nel 1600 a. C. esiste da ormai qualcosa come 1200 anni e che è l’unica in grado di rivaleggiare per forza militare, sociale e civiltà con quella Egiziana. 

Qui si segue la storia di Pinaruti, una donna cretese promessa sposa di Yishharu figlio del principale commerciante di Thera, Rusa. Solo che la storia d’amore non accade proprio nel momento più propizio. Il giovane deve provare davanti alla futura sposa la sua valenza: contro un toro da saltare come se fosse la staccionata di Olio Cuore. Peccato che il terreno trema improvvisamente e lui viene perciò ferito. Lo dice al padre: il quale pensa bene di accreditare tutto ad un suo errore. Ok, ci può stare. Il giorno dopo si ritorna a Thera con moglie al seguito: si vede il vulcano emanare fumo, si chiede da quanto sia in quelle condizioni e la risposta è 2 giorni. Questo dovrebbe contribuire a preoccupare: ma no, è semplicemente Poseidone che si sta fumando qualcosa di buona e bisogna placare la sua – senza alcun tipo di spiegazione – ira. 

E allora si va di sacrifici. Prima quelli di animali – incluso proprio un toro, simbolo della Civiltà Minoica a tal punto da far partire in futuro la leggenda del Minotauro - ; poi umani. Perché la civiltà minoica è dominata da Sacerdotesse che credono di poter parlare con gli dei e di poterli calmare. Peccato, non sarà cosi. 

Al di là della trama – riassunta a spizzichi – quello che impressiona è la ricostruzione storica. Non solo i luoghi sono fedelmente ricostruiti – con la tipica architettura Minoica, fatta di templi con le tradizionali colonne purpuree con la sommità di diametro maggiore della parte inferiore -; non solo gli abiti sono chiaramente molto confacenti; non solo le tradizioni sono molto ben spiegate e la società molto ben descritta; addirittura, i vari accadimenti sono presi a pretesto per introdurre approfondimenti tramite la voce esterna narrante continuamente supportati da foto e documentazione archeologica presente. 

E’ un vero e proprio documentario che prende a pretesto la trama che di per sé è piuttosto lineare e semplice. Vasi, architettura, mitologia: c’è di tutto e non puoi proprio descrivere, inviti solo alla visione. 


…e quella scientifica

Che sarebbe abbastanza semplice da descrivere. Un vulcano, rimasto inattivo per millenni, decide che è tempo di risvegliarsi. Ma sarebbe troppo facile: tutte le varie fasi di questo risveglio fino ad arrivare a quella tremenda dell’esplosione – che equivale a qualcosa come 3 Krakatoa e qualche migliaio di bombe atomiche – vengono scientificamente descritte, una vera manna per gli appassionati. 

Con un denominatore comune che fa da pretesto alla spiegazione: l’ignoranza di una civiltà cosi avanzata ma cosi saldamente ancorata alla religione e al voler leggere qualsiasi evento come volontà degli dei – che non sono considerati come entità benigne bensi come esseri capricciosi senza che vi sia alcuna spiegazione del perché questo sia in quanto considerata semplicemente come al di fuori della comprensione umana. L’intera produzione, se da un lato magnifica il gradi di progresso raggiunto dai Minoici, dall'altro sottintende in maniera nemmeno troppo velata la loro ignoranza. Che li porterà a prendere le scelte sbagliate, pure sapendo che l’entità della catastrofe è tale da non lasciare scampo comunque. 

I personaggi 

Se il sottofondo documentaristico è decisamente il punto forte della produzione, non sfigurano comunque la trama ed i personaggi. Questi ultimi piacciono assai, rappresentando le diverse tipologie di atteggiamenti mentale agli accadimenti. 

Cosi, in una società fortemente religiosa, il ruolo predominante ce l’ha la sacerdotessa suprema, Bansabira, la quale, se da un lato probabilmente crede fermamente nel suo ruolo di interprete e interlocutore del divino, dall'altro viene chiaramente soggiogata dalla politica. Uno dei principali consiglieri infatti le fa notare come la sua agiata situazione sociale derivi proprio dal suo ruolo: essere incapace di fermare la divinità adirata – con il sacrificio del povero Yishharu – significherebbe che sostanzialmente lei non ha alcun significato. E cosi, pure dimostrando di non essere pienamente convinta della scelta, la avvalla e quasi la esegue seguita dai suoi fedelissimi. 


Il contraltare è dato da Rusa, commerciante principe dell’isola e fautore della sua ricchezza anche grazie agli affari condotti col ricco Cretese padre della nuora. Costretto a rinunciare alla moglie, morta per dare alla luce il figlio, il suo è un atteggiamento di sfida e volontà di vendetta nei confronti degli dei. ed in particolare Poseidone, considerati responsabili. La maggiore indipendenza dalla divinità diviene una maggiore concretezza ed analisi della situazione: pur non sapendone – come tutti – nulla di quello che sta realmente accadendo, sarà lui a comprendere che l’unica via di salvezza è la fuga. Poco importa poi che l’ampiezza della catastrofe la renda comunque inutile. 

Nel mezzo stanno tutti gli altri personaggi, dalla religiosa Pinaruti al preoccupato ma sostanzialmente sempre devoto Yishharu; dalla seconda sacerdotessa che agisce unicamente animata dalla volontà di tenere per sé il ragazzo ad ogni costo, al consigliere dedito solo al mantenimento della sua posizione. Il film, pur essendo storico, è tremendamente umano e le emozioni dei personaggi diventano motore trainante della trama che va ad accostarsi col giusto peso al documentario. 

Conclusioni

Un film drammatico che è anche documentario molto preciso; una sottile e ben riuscita compenetrazione di fiction e divulgazione. Un’ora e mezza circa davvero ben spesa. Per coloro che volessero provare, qui il link.

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