domenica 9 aprile 2017

Sweet Home: l'horror che diede inizio al genere Survival


Nei tuoi blog hai spesso parlato del genere Survival Horror, sia a livello cinematografico che a livello videoludico in particolare trattando a profusione di Resident Evil, Silent Hill e persino di quello che hai tacciato come il progenitore Alone in The Dark

Ecco, in realtà, il vero antesignano del genere Survival Horror su console è Sweet Home, strano incrocio tra un JRPG e un Survival Horror pubblicato dalla CAPCOM nel lontano 1989. E pensare che ora lo si può persino giocare on line - non scherzi, qui- . Ovviamente l'hai provato ma anche ben presto abbandonato per le meccaniche un po' troppo pedanti che comunque rendono evidentissimi quei particolari che hanno poi fatto la storia del genere. 

Riecco: il videogioco deriva però da un film dello stesso anno a cura di tal Kiyoshi Kurosawa - che non conosci ma a quanto pare qualche premio nella sua carriera non se l'è fatto mancare -: beh, l'hai visto. 


E ti è anche abbastanza piaciuto, nei limiti in cui una produzione ormai trentennale possa farlo ovviamente. 

UPS 

Per i punti forti cominci da quello che dovrebbe essere un punto debole ma che si tramuta tenendo in considerazione che la produzione è del 1989: la trama e la sceneggiatura

Una Troupe cinematografica decide di introdursi nella Magione Mamiya, appartenuta ad un pittore - Ichirou Mamiya - al fine di girare un documentario. Passato a miglior vita 30 anni prima, aveva dato di pazzo in seguito alla morte della moglie che da poco aveva dato alla luce un figlio da lungo tempo aspettato. Peccato che, giocando, esso finisca nella fornace: la madre si brucia un occhio nel tentativo vano di salvarlo e poi decide di rapire tutti i bambini del villaggio che gli passino a tiro per gettarli nella fornace a far da compagni di giochi al suo pargolo. Gli abitanti non la prendono proprio benissimo e gettano la donna a sua volta nella fornace. Ecco; peccato che il suo spirito sopravviva e continui ad infestare la casa facendo sostanzialmente la stessa cosa con la piccola Emi, figlia del regista della troupe. Alla fine il padre Kazuo e la produttrice Akiko riusciranno a placare le ire di Lady Mamiya e a fuggire dalla magione lasciandosi dietro però le morti di tutti gli altri componenti.
 
Il tutto dipanato in quasi due ore di film e svelato in maniera lenta ma comunque efficace. Un punto a favore. 

Secondo punto forte sono le scene horror che viaggiano su due binari distinti ma che permettono di raggiungere bene assieme la stazione di arrivo. Da un lato si gioca moltissimo sul sonoro - con alcuni suoni raccapriccianti di cui non si riesce a comprendere la provenienza - e sul visivo con spettacolari giochi di ombre e luci - e con variazioni sapienti di illuminazione delle stanze - al fine di costruire atmosfera ansiogena; dall'altro si è molto più espliciti affondando in scene splatter e gore che comprendono corpi tagliati a metà ma ancora in grado di muoversi, teste sezionate da alabarde cadenti, scioglimenti di corpi bruciati da fiamme e molto altro al fine di stimolare sensazione di improvviso spavento e perdizione di fronte a qualcosa le cui manifestazioni non si riescono a capire ma i cui effetti sono ben visibili e terrorizzanti. 

La scelta della locazione - una magione decrepita e priva persino dell'illuminazione elettrica e dei servizi più elementari - e le sue pertinenze - come ad esempio un cimitero - decisamente accrescono il punto precedente. In poche parole: è un horror, deve fare paura e la fa. 

Due parole anche sulla scena, subito dopo la fine dei titoli di coda: in lontananza viene vista la magione crollare, scena che tanto ricorda Castlevania ad esempio, e che ci sta alla grande specialmente nel luogo in cui viene posta: come a dire che finisce li', non ci sono seguiti, finali aperti o chissachecosaaltro. 


DOWNS

Ovviamente ve ne sono. 

A cominciare dal soprannaturale e dal fatto che non viene spiegato in maniera nemmeno lontanamente sufficiente. Lo spettatore intuirà che le ombre sono vive nella magione e vedrà Lady Mamiya in più versioni utilizzare poteri come la possessione oppure raggi elettro/magnetici in grado di attirare a sè o comunque muovere oggetti o persone. Proverà a dare una spiegazione - fallendo - il benzinaio Yamamura in possesso di uno strano amuleto con 4 teste che tuttavia non spiegherà mai perchè riesca a fermare - o rallentare - Lady Mamiya; dovrà eroicamente sacrificarsi - e venire sciolto tra le fiamme, una delle scene più epiche del film - dopo aver spiegato che contro le ombre non si può utilizzare la luce perchè questa genera nuove ombre. Alla fine la vittoria si otterrà soltanto porgendo al mostro la salma del suo bambino dissotterrato dal vicino cimitero - cosa che accade peraltro due volte nel film -, dando una spiegazione più sentimentalistica che fisica/soprannaturale. 

Secondo down è il fatto che, sebbene sia apprezzabile il tentativo di caratterizzare i vari protagonisti - ed in due ore di tempo ce ne sarebbe pure - alla fine non si riesce a farlo. Ok che il regista è vedovo e che ha mire per la bella produttrice spinto anche dalla figlioletta; ma questo è tutto quello che si fa nel film. Gli altri personaggi sono dei benemeriti nessuno li' solo per morire perchè non possono quelli che si riveleranno essere i protagonisti; il classico good ending del "se ne vanno e vissero felici e contenti assieme" non sembra particolarmente soddisfacente per questa tipologia di film. In definitiva i lunghi dialoghi hanno il pregio si di riuscire un minimo a descrivere meglio i personaggi ma l'altrettanto indubbio demerito di non farlo a sufficienza ed essere più sorte di intermezzi tra le varie scene di azione che invece sono il motore portante del film. 


Conclusioni 

In semplici domande e altrettanto semplici risposte. 
Da vedere? Si per gli amanti del genere. E si trova pure su Youtube in lingua inglese.
Da rivedere dopo prima visione? No.

 

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