domenica 16 aprile 2017

Il Quarto Tipo: ipnosi e scoperte poco piacevoli


Il Quarto Tipo è un mockumentary del 2009, scritto e diretto da Olatunde Osunsanmi, che racconta la storia - falsa, è bene dirlo subito - della dottoressa Abigail Tyler - interpretata da una stupenda Milla Jovovich nel film e nelle sequenze "reali" da Charlotte Milchard - e della sua ricerca basata sulla ipnosi che porterà all'amara scoperta di presenze non proprio rassicuranti nella città di Nome in Alaska. 

Lungo circa 1 ora e 30 minuti, riesce bene a mescolare caratteristiche proprie del thriller con l'horror e con il falso documentario, permettendo allo spettatore una esperienza comunque piuttosto interessante. 


La Trama

La psicologa Abigail viene inviata assieme alla famiglia dal Governo Americano a condurre un esperimento basato sulla regressione ipnotica presso la città di Nome in Alaska. Nel corso del film avrà modo di scoprire come da oltre 50 anni si verifichino dei fatti strani, associabili a induzioni aliene. Si potrà avvalere della collaborazione di altri scienziati quali il collega Dr. Campos e il linguista e storico Dr. Odusami. Tuttavia le sue ricerche, facendo riaffiorare nelle psiche dei soggetti particolari non ricordati coscientemente e sicuramente paurosi, indurranno i soggetti a compiere omicidi e suicidi dettati dalla paura sino a condurla ad essere fortemente sospettata dallo sceriffo locale August. Presa tra il terrore per quello che stava succedendo, scossa dalla morte del marito e in costante tensione per il sospetto e la poca solidarietà degli abitanti della cittadina, dovrà anche assistere alla sparizione della piccola figlia cieca Ashley, fatto che determinerà a lei la sottrazione del figlio che da sempre la accuserà di essere causa della morte del padre e della sparizione della sorella. Deciderà a quel punto di sottoporsi ad una seduta ipnotica in cui la verità - almeno secondo il suo punto di vista - emergerà definitivamente costandole però la salute fisica. 


La sceneggiatura

Poche volte come in questa pellicola le precise scelte di regia appaiono rilevanti. Al di là dell'ambientazione - su cui tornerai - sono proprio le tecniche utilizzate a colpire come un diretto di Mohammed Ali. 

Si parte con la costruzione della distinzione tra film e "realtà". Vi sono fasi in cui si vede l'intervista "reale" del regista alla dottoressa Abigail; altre in cui lo schermo si divide in due parti per mostrare i "veri" personaggi dalle registrazioni della psicologa e quelli "finti" che stanno interpretando la pellicola; segmenti in cui le registrazioni - visive o audio - si dichiarano prese dalle vere registrazioni. Si costruiscono cosi due livelli di finzione di cui il primo agisce però - nelle intenzioni del regista - come "realtà". E devi dire che funziona eccome: se non si sapesse a priori che si tratta di un mockumentary, la ricostruzione supererebbe la sfida. 

E v'è di più. Interessantissimi appaiono i titoli di chiusura dove con poche parole si stabilisce cosa ne sia stato dei protagonisti del film, come abbiano continuato la loro vita dopo i fatti narrati. Si chiarisce che, al fine di tutelare la loro privacy, sono stati usati nomi fittizi; al contempo però si dichiara quale sia - se vi è - il loro grado di partecipazione nel film, finendo cosi col far intendere ancora maggiormente che il loro diniego alla collaborazione possa dar maggiore valore alla teoria propugnata. 

Sempre nei titoli di coda, infine, anzichè utilizzare la classica colonna sonora, si preferisce riportare tutta una serie di testimonianze vocali su presunti avvistamenti alieni - nello stesso film si dice che vi sono ben 11 milioni di persone che dicono di averli avuti o di conoscere una persona che cosi dichiari - quasi a voler dare maggiore impatto alla storia narrata e a voler far riflettere ulteriormente lo spettatore sulla verosimiglianza della stessa usando i numeri. Il tutto pur facendo dire ad una sempre meravigliosa Milla Jovovich poco prima che ciascuno è libero di crederci o meno.

Anche le - poche - scene horror in senso stretto si avvalgono di scelte molto felici con inquadrature sapienti in corridoi stretti della casa e ottima illuminazione. 

Gli Alieni

Innegabile fattore di interesse del film che comincia a delinearsi però piuttosto tardi - dopo una mezz'ora abbondante - prendono decisamente forza dal non essere mai mostrati e dal parlare tramite i soggetti sotto ipnosi una lingua che è la più antica della civiltà umana - il sumero - a tutt'oggi ancora non completamente decifrata. Nel corso della pellicola vengono tuttavia delineate, principalmente a parole, le loro poche caratteristiche di cui si viene a conoscenza. In lista: 

- sono in grado, data la loro tecnologia, di eludere i tradizionali allarmi nelle case private e qualsiasi tentativo di ripresa video; tuttavia l'audio rimane udibile
- sono presenti nella città da oltre 50 anni
- la loro presenza lascia dietro una puzza di cannella marcia
- sono in grado di possedere le persone e di parlare all'interno delle loro menti con una sorta di collegamento che non viene però mai chiarito
- utilizzano la lingua sumera pur se il suono delle loro vocali non sembra umano
- solo alla fine, si vede come utilizzino una sorta di congegno con una punta per infilzare le persone - Abigail avrà il segno sulla spalla; un precedente paziente, Sam, una bruciatura sul braccio - che poi rapiscono

Il tutto condito dallo spiegone quanto mai affascinante del Dr. Odusami sulla lingua sumera, sulla presenza delle leggende dell'Arca di Noè e delle Genesi nei testi sumeri ben 4000 anni prima della stesura della Bibbia e sulle raffigurazioni di uomini con tute spaziali e di razzi paragonabili all'Apollo nelle incisioni mesopotamiche. 

In più le dichiarazioni degli stessi alieni - che cercano di dissuadere dalla ricerca la stessa Abigail finendo per rapirne la figlia, mai più ritrovata - che dichiarano di essere "Dio" finiscono per richiamare alla mente le varie teorie degli Astronauti Spaziali che trovano descrizioni nelle opere di Von Daineken, di Stiltzich e, in tempi più recenti, dell'ex traduttore biblico Biglino. 


Piccole analogie

Sia la locazione - una piccola città dell'Alaska completamente circondata da foreste - sia alcuni altri particolari - la presenza di quello che viene avvertito come un gufo bianco; l'odore di cannella bruciata - non possono proprio non riportare a Twin Peaks; le indagini e il mistero alieno, nonchè il fatto che la dottoressa Abigail sia inviata dal Governo Americano, richiamano molto X Files

Conclusioni

Film godibilissimo anche se lascia qualche interrogativo. Mai, ad esempio, viene spiegata l'importanza dell'ora 3.33 in cui accadono tutte le scene di rapimento/apparizione aliena. Ciononostante una ora e mezza che vale la pena provare.

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