domenica 23 aprile 2017

The Last Shift: quando un turno notturno può non essere facile


The Last Shift - italianamente traducibile come "l'Ultimo Turno" - è un horror psicologico ben fatto, di quelli che utilizza poche risorse in maniera molto ben pensata per arrivare ad ottenere il risultato. Creato da Anthony DiBlasi e con un cast di attori forse non famosissimi ma comunque competenti, fionda lo spettatore nell'ultima notte di apertura di una Centrale di Polizia che dovrà essere guardata dalla novellina Jessica Loren, al primo giorno di servizio. 


UPS

Beh, partendo dalla premessa che si tratta di un film con moderate risorse e non certo di un blockbuster o di una produzione hollywoodiana ad alto budget, funziona praticamente quasi tutto

A cominciare dalla locazione: una stazione di polizia destinata all'abbandono con poche stanze, un entrata piuttosto piccola e un solo corridoio stretto e per la maggior parte del tempo poco illuminato. Solo una scena in esterni, appena fuori dalla porta di entrata. Poche locazioni ma davvero ben gestite e in grado di creare, grazie a sapienti inquadrature e giochi di luce, l'atmosfera di tensione accompagnata ad una sana perdizione e incapacità di capire cosa stia succedendo che si richiede ad un buon film del genere. 

Contribuiscono a quanto detto sicuramente le scelte narrative: una telefonata da parte di persona di cui faticosamente si ricostruirà il background fino alla rivelazione finale costituirà una costante fonte di tensione; poche - e concentrate prevalentemente nella mezz'ora finale - saranno invece le scene realmente disturbanti che saranno peraltro sempre molto ben congegnate andando a muoversi sul costante binario del "sembra tutto normale" per poi essere capovolto improvvisamente. Ad esempio: la scena in cui appare il poliziotto Price, ex compagno del defunto padre di Jessica, sembra gettare tranquillità nella psiche già provata della novellina, salvo poi improvvisamente rivelare un buco nella parte posteriore della testa che trancia di netto quei pochi momenti di sollievo nel corso della turbolenta notte. Altrettanto convincenti, sia per numero che per realizzazione, appaiono gli screamers che riescono sempre a innalzare di botto la tensione dello spettatore, proprio nel momento in cui lo stesso prende un minimo di fiato dopo aver visto cosa raccapriccianti. 

Il ritmo del film, detto in altre parole, con quella sua continua alternanza di momenti lenti - che "costruiscono" i successivi momenti adrenalinici conferendo una sorta di senso di ineluttabilità - e situazione caotiche funziona alla grande. E funziona pure quella continua alternanza di reale effettivo e reale immaginario che difficilmente lo spettatore riesce a discernere: capire cosa stia accadendo in quella stazione realmente e cosa sia visto tramite gli occhi di una progressivamente sconvolta protagonista diviene talvolta impossibile e la confusione che se ne crea acuisce il senso di smarrimento. 

Non va male nemmeno la costruzione del background della protagonista, diretto, semplice e breve: figlia di un poliziotto che aveva investigato sulla famiglia Paymon e ne era rimasto ucciso: al suo primo giorno di servizio, contro il volere della madre, finisce per dover fare il turno notturno in quella stessa stazione in cui quella famiglia si suicidò. 

Merito va anche riconosciuto al cast di attori, magari non proprio conosciutissimi ma sicuramente già visti, tra cui una ottima Juliana Harkavy - forse la più nota del gruppo, la Alisha di The Walking Dead - nel ruolo della protagonista in maniera piuttosto convincente. 


DOWNS 

Pochi, pochi davvero. 

Forse uno soltanto: manca, al termine della visione, una più approfondita e completa spiegazione della setta che è causa della situazione. Ok, capeggiata da tal John Micheal Paymon che decise di darsi fuoco assieme alle due concubine, non si capisce però veramente il motivo per cui lo fecero sia pure sotto pressione delle autorità che li avevano catturati. Emergono alcune frasi sibilline che potrebbero essere decisamente molto interessanti - ad esempio: "No, noi non li adoriamo. Ma esistono da molto prima di Dio" - se svolte a sufficienza ma rimangono soltanto delle citazioni che aumentano la curiosità dello spettatore per poi rimanere senza alcuna risposta. 


CONCLUSIONI 

Semplice e diretto al punto, con una serie di trovate tipiche dei film del genere che funzionano e con un finale che ci sta. Pur non essendo memorabile, assicura 1 ora e mezza di intrattenimento per coloro che vogliono vedersi un horror senza troppe complicazioni.

 

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