domenica 30 luglio 2017

3 Crimes: altro discreto appuntamento con la Doghouse



Ne è passata parecchia di acqua sulle coste malesi da quando avevi visto e recensito - parolone per dire che ci avevi scritto due parole a muzzo - 3 Doors of Horrors, produzione della Doghouse 73 Pictures che tutto sommato - e pure tutto diviso - ti eri pure sciroppato con interesse. 

Ecco, la casa di produzione dei cani è tornata con un altro trittico: stavolta si tratta di 3 Crimes, sorta di giallo, thriller e diosolosachealtro per il quale urgono giusto due parole. Che sono poi: stranamente accattivante. 


Si tratta di tre corti - la durata è di una ventina di minuti ciascuno - che analizzano, dal lato degli autori, tre crimini nella loro preparazione e poi talvolta esecuzione. 

No, non è il caso di scomodare Seven o altri; fanno il loro onesto lavoro e trovano la maniera di non essere insopportabili e nulla più. Ma hanno qualche spunto di interesse.

Ad iniziare dalle trame piuttosto particolari. Se nel primo corto si è alle prese con una dottoressa dell'obitorio che sta ispezionando un cadavere e viene poi interrogata dalla polizia che deve capire cosa sia successo alla buon'anima, nel secondo si assiste alla classica giornata di una hitman alle prese con una commissione all'apparenza soltanto molto semplice ma che le darà modo di riflettere un attimo sui suoi valori oltre che di essere attratta il giusto dalla vittima; nel terzo si avrà invece la conversazione di quattro personaggi intenti a pianificare quella che potrebbe essere la più grossa rapina malese di ogni tempo. 

Non sembrerebbe nulla di notevole senonchè qualche buona ideuzza salta fuori e, soprattutto, si usano dei finali abbastanza a sorpresa che concludono alla grande 20 minuti per nulla pesanti. Cosi si viene a scoprire , ad esempio, che la dottoressa in questione è anche l'assassina; che la hitman, completamente sfiduciata nei confronti dell'umanità in genere, ha ancora qualche perplessità e qualche dubbio legati alla persona che di volta in volta deve uccidere; che all'interno della banda c'è si una spia della polizia ma non quella che ti aspetti. 

Alla fine pure gli attori - che figurati se conosci - svolgono il loro compito senza alcuna performance indimenticabile ma comunque in maniera più che legittima. Vuoi menzionare in particolare proprio l'attrice che interpreta la dottoressa e quella che da vita alla hitman, particolarmente brave nel mascherare qualsiasi emozione apparente per portare sullo schermo due personaggi insensibili, freddi, cinici. 

Interessanti sono pure i contesti e le locazioni, figlie di un mondo che appare molto lontano visivamente da quello occidentale ma altrettanto vicino emozionalmente. Che tu sia arabo o cristiano o svedese o filippino, se devi compiere certe azioni lo fai sempre nella stessa maniera perchè sono quelle che maggiormente incidono su valori universalmente riconosciuti come quello della vita. 

Il punto migliore è però la buonissima scelta della durata, fatta in maniera da non rendere il tutto pedante o stancante; cui si accompagna poi una trama semplice e diretta con pochi personaggi, pochi ambienti, pochi avvenimenti: i tre corti si seguono bene e non richiedono certo un livello di attenzione da recita di una tragedia di Shakespeare. 


In definitiva non si perde nulla non vedendoli ma sicuramente nemmeno facendolo. Per chi voglia tentare si possono trovare tutti nel sito youtube della Doghouse con comodi sottotitoli in inglese anche se il recitato già di per sè è in una più che buona lingua albionica.


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